PALAZZO FRANCHI BARDAVI

Il Sarto ricorda il laboratorio artigianale che fino ai primi del 900 funzionava in una delle camere di Palazzo. Il ricordo è citato solo in piccoli dettagli: la tela usata per rivestire il letto, la valigetta per gli attrezzi, la greca sul muro che sembra un ricamo. I toni dei gialli e ocra, i mobili cercati nei borghi d’intorno, regalano una sensazione di bottega d’altri tempi.

Dedicata al canto della fontana Art-Decò su cui la stanza si affaccia, fontana decorata da una scultura di pregio ispirata alle opere di Costantino Barbella raffigurante una Ninfa, la camera è ispirata all’acqua e al bosco, regno, appunto, delle Ninfe.

Forse la più “originale” nel design, la Ninfa non rispetta i canoni classici delle camere d’albergo e riserva sorprese nella distribuzione delle finiture.

Ispirata agli hammam turchi e ai mercanti d’Israele, l’Orientale racconta le origini paterne della famiglia Bardavi. Anzi Bardavid. Moiz, padre di Daniele, era di sangue ebraico nato a Izmir, in Turchia.
Arrivato a Milano quindicenne il suo cognome nel tempo perse la “d” finale e insieme ad essa anche un po’ il fascino di un nome pieno di storia.

La suite Baroni celebra la storia dei Baroni Franchi di Montorio, il cui stemma vigila sul muro di fronte.
Affacciata sul balconcino della bellissima corte interna, è appartata e ricca di dettagli d’epoca, un pochino staccata dalle altre come distaccati si sentivano i nobili un tempo.
Dannunziana nello stile, molto abruzzese nell’insieme, vanta il recupero di un pavimento d’epoca fatto artigianalmente, specchi e mobili originali.